mercoledì 14 febbraio 2024

30 curiosità sul caffè che forse non sai

1. Caffè: la “bevanda del Diavolo”
Al suo primo apparire in Italia il caffè trovò molti osteggiatori. La Chiesa combattè soprattutto l’uso di andare alle “botteghe del caffè” perché vissute come luogo di perdizione. Si tentò di proibire l’abitudine, ma l’allora Pontefice Clemente VII volle provare la “Bevanda del Diavolo” prima di condannarla. Gli piacque così tanto che impartì una immediata benedizione battezzandola “Bevanda Cristiana”.

2. Pena di morte a base di caffè… se tutte le condanne fossero così!
Si racconta che Re Gustavo III di Svezia condannò a morte due ladri. La sentenza doveva essere impartita mediante “somministrazione di caffè”. Non essendo morti, la sentenza venne ripetuta per ben quattro volte sui due ladri. Volete saperlo? I due “fortunati” ladri vissero fino a 83 anni!

3. Caffè e Islam
Il caffè trovò un posto d’onore nella cultura islamica, poiché nei paesi arabi erano (e tuttora lo sono) banditi l’alcol e ogni sostanza che inebriava. Il caffè venne associato ad uno stato di lucidità mentale, al punto che il suo consumo fu addirittura spropositato e senza controindicazione alcuna. Qui, infatti, sorsero i primi locali pubblici dove si consumava caffè. Nei primi anni del Cinquecento, tuttavia, il governatore della Mecca, nella convinzione che il caffè "portava il popolo alla ribellione", tentò di impedirne il consumo. La popolazione reagì con tale energia che il divieto fu immediatamente abrogato

4. Una giusta causa
In passato, in Turchia, paese notoriamente poco femminista, se l’uomo proibiva alla moglie di bere caffè, questa poteva chiedere la separazione per ‘giusta causa’; comunque il problema non si poneva, perché erano proprio gli uomini a incentivare il consumo di caffè da parte delle donne, nella convinzione che questo le favoriva durante il parto.

5. Il caffè “sospeso”
A Napoli c’era in passato un’usanza molto curiosa: quella del “caffè sospeso”. Chi era meno abbiente poteva trovare al bar un caffè in omaggio pagato da un’altra persona, che lo lasciava appunto in sospeso per chi volesse consumarlo. In disuso da qualche anno, sembra che l’usanza, a Napoli, voglia riproporsi così da proseguire questa opera di “solidarietà”, ed è stata accolta anche da Firenze da una decina di bar anche famosi.

6. De Filippo e il caffè
In un suo racconto il grande Eduardo De Filippo descrive l’utilizzo dell’"abbrustulaturo" e dell’atmosfera che intorno a questo si creava. De Filippo narra che le famiglie meno abbienti abbrustolivano per conto loro il caffè, poiché comprarlo crudo costava meno. In tante strade e nei vicoli di Napoli, durante il processo di tostatura, si sprigionava dai balconi un aroma delizioso, penetrante, irresistibile di caffè. L’"abbrustulaturo" era un cilindro lungo dai 30 ai 60 centimetri, appoggiato, per mezzo di un perno posto ad una delle due estremità, ad una scatola in metallo, alla base della quale vi era una griglia per accendere la brace. All’interno del cilindro andavano inseriti i chicchi crudi di caffè e, continuando a girare la manovella posta all’altra estremità del cilindro, li si facevano rovesciare sempre su se stessi finché non diventavano color "manto di monaco".

7. Come si beve il caffè?
Si dice che il caffè vada bevuto "imprecando", cioè bollente.

8. Di chi fu l’idea della bevanda?
Furono gli arabi per primi (intorno all'anno 1000 d.C.), ebbero l’idea di rendere in polvere il caffè (dopo averlo tostato) e di aggiungervi dell’acqua calda per ottenere la bevanda che oggi conosciamo.

9. Caffè sotto il segno dell’amicizia
Il caffè alla valdostana è segno di amicizia, di solidarietà, di alleanza. Esso, infatti, viene bevuto in compagnia per mezzo della ‘coppa dell’amicizia’, cioè la classica grolla, un recipiente in legno a più beccucci da dove fuoriesce il caffè caldo e alcolico, preparato con un po’ di grappa, un liquore un po’ aromatizzante, molto zucchero e una scorza di limone.

10. Un po’ di sale nel caffè
Quando si prepara il caffè, per esaltarne il gusto, si deve mettere nell’acqua della caffettiera un granello di sale.

11. Caffè da buongustai
I buongustai consigliano di macinare ogni volta la quantità di caffè che serve, per mantenere il massimo dell’aroma; e se si vuole un gusto veramente particolare si può macinare una mandorla insieme al caffè.

12. Il caffè come il vino?
Il caffè ha bisogno di almeno 2 ore di aerazione per adeguarsi alle condizioni ambientali, quindi, in condizioni di lavoro tipiche dei bar, le confezioni di caffè dovrebbero essere aperte almeno 2 ore prima del loro utilizzo.

13. Chi fece conoscere il caffè in occidente?
Chi fece conoscere il caffè in Occidente furono i Turchi Ottomani, i quali lo bevevano di continuo per tutto il giorno al punto da sostituirlo al vino, perché era considerata una bevanda conviviale. Il caffè fu definito, infatti, anche "Vino d'Arabia" o "Vino dell'Islam".

14. Il primo caffè viennese
Nel 1683 fu aperto il primo caffè viennese. La leggenda dice che in quell'anno quando i turchi furono costretti ad abbandonare l'assedio di Vienna, nella fuga lasciarono indietro parecchi sacchi di caffè. Da questi sacchi nacque l'amore degli austriaci per questo prodotto. Non a caso la preparazione del caffè alla viennese usa un metodo molto simile a quello turco: si differenzia solo perché viene filtrato.

15. Voltaire e il caffè
Nel movimento illuminista, il caffè trovò ampia considerazione. Tutti i grandi illuministi furono forti bevitori di caffè, per essere svegli e preparati al dibattito. Voltaire fu il più accanito: pare che ne bevesse una trentina di tazze al giorno.

16. Il primo periodico italiano
Al caffè fu intitolato il primo periodico italiano, fondato da un illustre gruppo di illuministi lombardi, come i fratelli Pietro e Alessandro Verri, Cesare Beccaria e altri membri della "Accademia dei Pugni". Sulle pagine de "Il Caffè" si trattarono argomenti di vario genere: dalle scienze alle arti, alla vita sociale.

17. Durante la rivoluzione francese
Al tempo della Rivoluzione francese, i Caffè erano luoghi di ritrovo dove si parlava soprattutto di politica, e dove i rivoluzionari sviluppavano progetti e proposte. I Caffè francesi furono definiti "la stampa parlata della Rivoluzione", e ogni locale distinse una tendenza politica. Le idee di un uomo venivano, infatti, giudicate in funzione del Caffè che frequentava.

18. Indicatore di personalità
È stato detto che il modo di consumare il caffè può costituire un indicatore del comportamento di una persona: il consumo moderato, spesso ad orari ben precisi, caratterizza in genere un individuo che cerca di suddividere in modo razionale le attività e gli impegni della giornata, mentre il consumo eccessivo, affrettato, spesso sostitutivo dei pasti, si associa a comportamenti di vita più frenetici e meno cadenzati.

19. Riconoscere il buon chicco
I chicchi di caffè sono molto elastici, quindi per riconoscere la loro bontà se ne deve buttare uno per terra: se rimbalza, significa che il caffè è buono.

20. Riconoscere la buona qualità del caffè
Per riconoscere, invece, la buona qualità del caffè in polvere, bisogna metterne un cucchiaino in un bicchiere di acqua: se il caffè è buono la polvere dovrebbe rimanere a galla.

21. Da cosa è composto il caffè?
Dal punto di vista analitico un chicco di caffè contiene innumerevoli sostanze ma il componente più noto è la caffeina.

22. Quanta caffeina contiene un caffè?
Ogni tazzina di caffè ne contiene mediamente da 50 a 120 mg a seconda delle miscele di caffè e del metodo di preparazione del caffè stesso.

23. Il caffè fa bene?
Nel caffè sono presenti numerose sostanze utili al nostro organismo tra cui potassio, magnesio, cromo.

24. Il caffè fa ingrassare?
No. Una tazzina di caffè contiene solamente 2 calorie.

25. Il caffè fa arrabbiare?
La caffeina presente nel caffè agisce sul sistema nervoso centrale producendo una stimolazione che favorisce il lavoro fisico ed intellettuale, stimola i centri respiratori, cardiovascolari, digestivi e aumenta la diuresi favorendo l'eliminazione delle tossine.

26. Quanto tempo per berlo?
Due, tre minuti al massimo... tanto basta per sorseggiare un espresso.
Ma attenzione: non fatelo freddare!!!
Perderebbe così GUSTO e AROMA. Annullereste in un attimo un lungo procedimento fatto di raccolta, classificazione, analisi del prodotto che porta ad essere il caffè un compagno per tutte le ore della giornata.

27. Come arriva nella tazzina?
Tutto ha inizio dalla raccolta, che viene effettuata quando il frutto del caffè giunto alla giusta maturazione ed ha assunto un colore rosso. Il procedimento di raccolta più veloce è lo "stripping", ma in questo modo i frutti vengono raccolti tutti, compresi quelli non maturi e quelli troppo maturi. L'altro sistema è detto "picking" che assicura una maggiore qualità. Il picking non è altro che la raccolta a mano, a più riprese dei soli frutti maturi. Colti i frutti si passa al primo trattamento, che può essere a secco o in umido. Oggi il trattamento in umido garantisce un'ulteriore selezione dei frutti e una maggiore omogeneità dei chicchi. Dopo il trattamento in umido, il caffè è pronto per la torrefazione. Il massimo delle qualità aromatiche si ha, naturalmente, col caffè macinato al momento dell'uso. Già dall'aspetto e dal sapore si può riconoscere un ottimo espresso: per definirlo tale occorre che la crema sia bruno - rossiccia con striature, il corpo denso ed il sapore persistente. Al contrario, un espresso imperfetto può essere sottoestratto se presenta crema chiara con larghe bolle, corpo inesistente, sapore povero; o sovraestratto, con una schiuma scura, gusto amaro, astringente, con poco aroma.

28. Come riconoscere un buon espresso?
Per riconoscere un buon espresso anche al bar basta dedicare un attimo di attenzione all'esame della "tazzina": la crema deve aver un bel colore nocciola, essere particolarmente densa, tanto che lo strato di zucchero deve scendervi lentamente, e la crema ricomporsi dopo aver girato lo zucchero.
La temperatura del caffè presentato è molto importante, in quanto il calore permette una maggiore concentrazione di sostanze odorose, diverse a seconda delle miscele utilizzate.
In bocca, poi, con l'associazione delle sensazioni olfattive con quelle del palato, i professionisti e i veri amanti del caffè riconoscono quello che viene comunemente definito il "flavour": cioè la ricchezza e la corposità del gusto. Inoltre, essere in grado di riconoscere un buon espresso facilita persino la preparazione del caffè casalingo, anche se i risultati saranno chiaramente diversi poiché diverse e meno sofisticate sono le macchine utilizzate per la preparazione.

29. Logora chi non lo beve
È stato detto che il modo di consumare il caffè può costituire un indicatore del comportamento di una persona: il consumo moderato, spesso ad orari ben precisi, caratterizza un individuo che cerca di suddividere in modo razionale le attività e gli impegni della giornata, mentre il consumo eccessivo, affrettato, spesso sostitutivo dei pasti, si associa a comportamenti di vita più frenetici e meno cadenzati. Si può dire che se da un lato il caffè riveste un valore alimentare praticamente insignificante per quanto riguarda l'apporto energetico e nutrizionale, dall'altro favorisce alcune importanti attività metaboliche e digestive, contribuendo nello stesso tempo a limitare una introduzione incontrollata di alimenti e di calorie.

30. In Italia come si dividono i consumatori di caffè?
Il 65% del caffè italiano viene bevuto in casa, il resto fuori.
Del caffè consumato in casa, il 93% è dato dal tradizionale (caffè "normale, regular") confezionato, il 5% è rappresentato dal caffè decaffeinato, sempre confezionato, il 2% dal caffè solubile.

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