mercoledì 14 febbraio 2024

Storia del caffè parte 6: introduzioni del caffè e delle coltivazioni in America

Ad introdurre il caffè in America pensarono ancora sia le grandi organizzazioni commerciali, sia i colonizzatori Inglesi, Francesi, Olandesi e Spagnoli. Essi, assieme ai loro usi e costumi, fecero salpare in quelle terre lontane derrate voluttuarie e non, tra cui anche il caffè, per cui verso il 1670 la bevanda si assaporava un po' ovunque: New York, Boston, Filadelfia, Chicago, New Orleans, Saint Louis ed altre località.
Quando però gli Inglesi conquistarono la supremazia commerciale nei confronti degli Olandesi e Francesi, tentarono di introdurre il thè come bevanda popolare per le loro colonie nordamericane e Giorgio III ne approfittò per colpire con tassazioni più elevate il prodotto, commerciato dall'onnipresente Compagnia britannica delle Indie Orientali. I colonizzatori americani allora, per non pagare la tassa prescritta, preferirono contrabbandare il più conveniente thè olandese. Per costringere i colonizzatori l'Inghilterra concesse il monopolio del prodotto alla Compagnia britannica, ma per tutta risposta essi il 28 dicembre 1773 si ribellarono ed un gruppo di radicali, travestiti da indiani, diede origine a violenti disordini culminanti con l'assalto nel porto di Boston di due bastimenti carichi di thè, gettando in mare le 18.000 libbre di quel prodotto. L'accaduto, ricordato dalla storia come il "Boston-tea-party", fu la scintilla di quella più vasta ribellione delle colonie contro la madrepatria inglese, col conseguente scoppio della guerra americana d'indipendenza dell'anno successivo. Conquistata la definitiva indipendenza, gli Americani snobbarono il thè e predilessero il caffè come "re della prima colazione americana". Così il consumo della bevanda crebbe sempre più ed oggi gli Stati Uniti sono fra i maggiori consumatori di caffè nel mondo.
Oltre al successo della bevanda nell'America del Nord, la pianta del caffè diventò protagonista dell'economia dei paesi dell'America centrale e meridionale. La prodigiosa avventura ebbe inizio nel 1723, quando il francese Gabriele de Clieu, capitano e luogotenente della fanteria d'oltremare di stanza alla Martinica, durante un viaggio a Parigi, propose ed ottenne dai giardinieri di corte dei Giardini del Re di avere affidata una delle quattro piante ivi coltivate, per trapiantarla in Martinica. Nel maggio di quell'anno si imbarcò a Nantes in direzione delle Antille, ma durante il viaggio dovette subire numerose peripezie e disagi per salvaguardare la sopravvivenza della pianta. Infatti fu costretto a vegliare notte e giorno su di essa perché un losco marinaio olandese l'aveva presa di mira e poi mutilata durante qualche pausa di assopimento luogotenente. Dopo la discesa di quel marinaio al primo scalo, de Clieu dovette salvare la pianta, rifacendone la serra, a seguito dei danni subiti dal battello, attaccato da pirati tunisini. Infine la sua abnegazione fu esemplare quando per più di un mese dovette dividere la sua razione d'acqua con la piantina, che rischiava li seccare per la scarsità dei liquidi a bordo. Quando le speranze sembravano ormai svanite, finalmente la terra apparve all'orizzonte. De Clieu al suo arrivo si affrettò a trapiantarla e a riservarle le cure più premurose durante la crescita in Martinica. I risultati poi ottenuti sono stati così narrati da lui stesso: «Dopo diciotto o venti mesi ebbi un raccolto abbondante. I grani vennero distribuiti agli edifici religiosi e a numerosi Abitanti che conoscevano il valore di questa produzione e presagivano che il caffè avrebbe potuto arricchirli. La coltivazione si estese di orto in orto ed io continuai a distribuire il raccolto delle giovani piante che crescevano all'ombra della prima pianticella, madre comune. La Guadalupa e Santo Domingo ne furono abbondantemente provvisti...".
L'isola si trovò invasa nel giro dì tre anni da migliaia di piante di caffè, che oltre alla Guadalupa e Santo Domingo raggiunsero altre colonie francesi: Guiana, Antille, Costarica e persino l'isola di Borbone, poi detta di Réunion.
Queste terre negli anni successivi fornivano tanto caffè che la Francia mantenne il primato dei mercati europei, fino al fatale blocco imposto da Napoleone, a causa del quale si avvantaggiarono altri produttori. Dalle colonie francesi, le piantagioni si estesero in altri paesi dell'America centrale e meridionale compresi fra i due Tropici.
Gli Inglesi, soprattutto ad opera di Nicola Lew, dall'isola di Ceylon impiantarono l'arbusto nell'isola di Giamaica nel 1728.
Ancora gli inglesi ebbero il merito di iniziare a piantare il caffè nelle loro colonie africane Kenia, Tanganika, Uganda, alla fine della prima guerra mondiale. Il caffè arabica ritorna così alle sue origini e cioè all'Africa.
In Brasile, paese che ancora oggi detiene il primato della produzione mondiale, il caffè arrivò, anche questa volta in forma piuttosto avventurosa e divertente, nel 1727 per merito del luogotenente Francisco de Melo Palheta, sergente maggiore brasiliano operante nelle operazioni militari della guerra fra le due Guiane, francese ed olandese. Egli, quale inviato diplomatico con lo scopo di sistemare alcune pendenze di frontiera con la Guiana, un giorno dal governatore dalla Caienna, Claude de Guillonet, signore d'Orvilliers, fu invitato ad un lauto pranzo, al termine del quale furono serviti caffè e liquori. Fra i due nacque una certa intesa, ma quando Palheta, armatosi di coraggio, si permise di chiedergli qualche pianticella di caffè da seminare nel suo giardino, ebbe un diplomatico ma deciso rifiuto dal d'Orvilliers, che aveva avuto ordini perentori dal suo governo di non permettere l'esportazione nemmeno di un chicco di caffè.
Ma quello che a Palheta non riuscì con le cortesi richieste, l'ottenne con uno stratagemma, mostrando cioè le sue attenzioni e facendo invaghire la moglie di d'Orvilliers, che dopo il pranzo accompagnò in giardino tenendola in dolce e galante confidenza. Passeggiando davanti a una pianta di caffè carica di rossi frutti, la nobile dama ne raccolse alcuni e li pose nelle tasche dell'ufficiale, accompagnando l'azione con le parole: «Prendeteli, mio marito ha l'ordine di non darne, ma io sono libera di offrire alcuni grani a chi voglio».
Palheta riuscì così a portare a termine la vera missione per cui si trovava a Caienna: non quella apparente delle trattative per la frontiera, ma quella di impadronirsi appunto di alcuni grani da destinare alle coltivazioni della sua terra, come risulta da documenti giacenti in alcuni archivi del Brasile: «Fate in modo — gli era stato affidato — di entrare in qualche giardino od orto in cui vi siano delle piante di caffè e, con il pretesto di assaggiarne il frutto, tentate di prendere qualche grano senza farvi vedere e tornate indietro evitando di trattare con i Francesi».
Impossessatosi dei frutti, Palheta tornò, consegnando al governatore De Gama i grani per farne avviare la semina e piantandone alcuni concessigli in omaggio nel suo giardino.
In pochi decenni le coltivazioni si estesero nel vasto territorio brasiliano: nel 1727 a Para, nel 1732 a Maranhão, nel 1762 a Rio de Janeiro, tra il 1800 ed il 1850 arrivarono fino a São Paulo e Minas Gerais, sostituendo addirittura le vaste coltivazioni di canna da zucchero. Già dal 1774 il lavoro riservato alle piantagioni risultava organizzato industrialmente con la costituzione delle famose "Fazendas", previo l'abbattimento di boschi, lo sfruttamento di terre vergini molto fertili e l'insediamento di nuovi villaggi da cui utilizzare la manodopera. Oggi, pur tra le alterne vicende e pianificazioni, il Brasile rimane ancora il maggiore produttore mondiale.
In Colombia, il paese del "cafè suave“ e secondo produttore mondiale dopo il Brasile, il caffè fu coltivato all'inizio da un gruppo di Gesuiti e da alcuni missionari spagnoli, tra il 1730 e il 1732. Merito dello sviluppo delle coltivazioni del caffè colombiano si deve anche alla capillare propaganda praticata da Padre Romero, il quale, intuendo l'utilità ed i benefici del raccolto per la sua patria, aveva preso la consuetudine di assegnare, per penitenza, la semina di un certo numero di piantine di caffè ai parrocchiani che andavano a confessarsi da lui.
Nel Messico le coltivazioni furono introdotte tra il 1740 e il 1744, a Cuba nel 1748, nel Portorico nel 1755, poi in Guatemala, Honduras, Salvador, Costarica e Venezuela (1784).
Oggi sono diversi gli Stati, compresi fra i Tropici, a coltivare ed esportare il cosiddetto "caffè verde", o "crudo", cioè non tostato, in tutto il mondo, con grande vantaggio per la loro economia nazionale.

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